Nei prossimi anni sarà necessario ristrutturare quasi la metà del patrimonio edilizio nazionale. Scopriamo quali sono le indicazioni UE

  1. Cosa prevede la Direttiva?
  2. Quali sono gli impatti per i cittadini? 
  3. Per tutti: 
  4. Per chi ristruttura: 
  5. Per chi costruisce un nuovo edificio: 
  6. E ora cosa accadrà 

La direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia EPBD (acronimo di Energy Performance of Buildings Directive), più nota come Direttiva Case Green (leggi qui il nostro articolo), è ufficialmente in vigore dal 28 maggio 2024. L'obiettivo finale è trasformare il parco immobiliare europeo in un modello di efficienza energetica e sostenibilità, con una prima importante riduzione delle emissioni (pari al 16%) entro il 2030. Gli Stati membri hanno poco più di un anno di tempo per recepire quanto contenuto nella direttiva e adattarlo alle proprie normative nazionali. Sono, infatti, obbligati a redigere un Piano Nazionale di ristrutturazione degli edifici, che sarà sottoposto periodicamente alla Commissione Europea, con prima scadenza fissata al 31 dicembre 2025.

Cosa prevede la Direttiva?

La Direttiva Case Green introduce una serie di misure volte a migliorare la prestazione energetica degli edifici. Prima di tutto, però, agisce sulla stessa classificazione energetica: cambiano le classi e, soprattutto, vengono scelti nuovi criteri per determinare l’assegnazione. Infatti, nel calcolo saranno considerati parametri che riguardano, oltre alle caratteristiche termiche dell’edificio e agli impianti presenti, anche capacità di produzione e stoccaggio di energia rinnovabile, progettazione, posizione e orientamento dell'edificio, compreso il clima esterno, schermature e domotica. In particolare, è stato introdotto il potenziale di riscaldamento globale (global warming potential — GWP) nel corso del ciclo di vita dell’edificio: questo parametro misura il contributo complessivo dell’edificio alle emissioni responsabili dei cambiamenti climatici, compresa la CO₂ contenuta nei materiali da costruzione. Tutti questi valori avranno una rappresentazione schematica nell’APE (Attestato di prestazione energetica), che dovrà conformarsi a un nuovo modello entro il 29 maggio 2026 (con possibile proroga fino al 31 dicembre 2029 per chi ha già ridefinito le classi energetiche nell’ultimo quinquennio). La validità dell’APE avrà una durata massima di dieci anni.

Quali sono gli impatti per i cittadini? 

Anche se non abbiamo ancora un quadro preciso di come l’Italia farà fronte a questi obblighi, possiamo già individuare alcune novità significative che potrebbero interessare tanto chi ristruttura quanto chi costruisce casa o si accinge a cambiare abitazione. 

Per tutti: 

  • Miglioramento delle classi energetiche: gli immobili energivori, ovvero quelli con una classe energetica bassa (G, F e in futuro anche E), rischiano di subire una svalutazione, in quanto potrebbero richiedere interventi di riqualificazione energetica per essere adeguati alle normative. Anche se la Direttiva non prevede obblighi per i singoli cittadini, stabilisce comunque linee guida che coinvolgono l’intero patrimonio immobiliare. Come detto, il consumo di energia degli edifici residenziali dovrà essere ridotto del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione di almeno il 43% delle case con le prestazioni energetiche peggiori. In Italia si calcola che circa il 60% degli edifici sia nelle due classi più basse. 

A fronte di queste osservazioni generali, la Direttiva introduce anche alcune novità specifiche sia in ambito ristrutturazioni che costruzioni ex novo.   

Per chi ristruttura: 

  • Il Passaporto di Ristrutturazione: Questo documento, che i singoli Stati decideranno se adottare o meno, è sicuramente una delle principali novità. Al suo interno verranno registrati tutti gli interventi di riqualificazione energetica effettuati sull’immobile, comprese le informazioni sui materiali utilizzati, le tecnologie installate e le prestazioni energetiche raggiunte. Il Passaporto di Ristrutturazione fornirà una "carta d'identità energetica" dell'edificio, utile per monitorarne l'efficienza nel tempo e per valorizzare gli immobili più performanti.  

Per chi costruisce un nuovo edificio: 

  • Edifici a emissioni zero: Dal 2028 tutti i nuovi edifici pubblici (e dal 2030 quelli privati) dovranno essere a emissioni zero, con un elevato livello di efficienza energetica e l'utilizzo di fonti rinnovabili. Questo significa che le nuove costruzioni dovranno essere progettate per minimizzare i consumi energetici e massimizzare l'utilizzo di energie rinnovabili, come il solare termico e fotovoltaico, il geotermico e la biomassa. 
  • Sistemi di automazione e controllo: Obbligo di installare sistemi di building automation per ottimizzare i consumi energetici. 
  • Punti di ricarica per veicoli elettrici: Necessità di prevedere infrastrutture per la mobilità sostenibile. 

E ora cosa accadrà 

Nei prossimi mesi l’Italia, come gli altri Paesi Europei, si troverà a gestire questa importante transizione predisponendo un apposito Piano. Ad oggi le prime stime (elaborate dall’Osservatorio Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano all’interno dell’Energy Efficiency Report 2024) parlano di una forbice compresa tra i 93 e i 103 miliardi di euro, cifre necessarie solamente per migliorare la classe energetica del 43% degli edifici più energivori. Un impegno ingente, che necessiterà di una revisione completa degli attuali incentivi e, al contempo, di nuovi strumenti finanziari.  

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